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      Era uno movimento vario ora indietro e ora innanzi dall'una parte e dall'altra: e già sopravveniva la fanteria degli Aretini, che essendo stata lasciata indietro dalla sua gente a cavallo in sul primo assalto, per ancora non s'era potuta mescolare nella zuffa. E non si fa dubbio, che se quella si fosse congiunta cogli altri loro combattenti, la vittoria pareva dovesse inclinare alla parte degli Aretini. Ma messer Corso Donati, il quale conduceva il retroguardo, veduto il pericolo de' suoi, benchè gli fosse stato comandato, che sanza licenza del capitano non entrasse nella battaglia, nientedimeno, parendogli dannoso più oltre l'aspettare, si volse a' suoi soldati dicendo: "Assaltiamo le genti a cavallo de' nostri inimici, prima che la fanteria entri nella battaglia. E certamente, in tanto pericolo de' miei cittadini, me non spaventa nè la pena nè il comandamento del capitano, perchè, se noi siamo rotti, avendo animo di morire nella battaglia, non ho da temere alcuna pena. Ma se noi, come spero, vinceremo, allora venga a Pistoia chi ci vorrà tôrre la vita." E dette queste parole, entrò colla sua schiera da traverso nella zuffa. Da questa parte è opinione, che massimamente s'acquistasse la vittoria de' Fiorentini: perocchè essendo percossi i nemici dalle spalle, furono costretti riguardarsi indrieto; e quegli che nel principio dal canto de' Fiorentini con grande fatica sostenevano l'impeto de' nimici, ripresero animo. E in questa maniera le genti a cavallo degli Aretini, interchiuse dalla loro fanteria, facilmente si venivano a rompere.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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