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      Molte altre cose simili si trovano essere scritte, se noi volessimo lungamente ricercarle, e narrare gli esempi de' nostri e delle nazioni esterne.
     
      I Fiorentini dopo a questa vittoria perseguitando il resto de' nimici, col medesimo impeto presero il castello di Bibbiena, che in quello tempo era degli Aretini. E così alcune castella vicine, parte per forza, parte d'accordo, ridussero a loro obbedienza: e gittate in terra le mura di Bibbiena, l'ottavo dì dopo la vittoria ottenuta passarono in quel d'Arezzo. Il soprastare di questo poco tempo fu cagione che non occupassero la città: perocchè, se prestamente dopo la vittoria avessero condotto il campo a Arezzo, facilmente lo potevano prendere, trovandosi la terra in grandissimo spavento e sfornita di buone guardie. Ma quella dilazione confermò gli animi di quegli di drento, e dette occasione a molti che erano scampati dalla zuffa per varie vie ritornare a casa, e moltiplicare in modo che erano sufficienti a difendere la città. Il campo adunque dei Fiorentini si pose nella prima giunta appresso alla casa vecchia: e da quella parte che ancora non era circondata di mura, ma solamente di fossi e di steccati, cominciarono a combattere la terra. E a questo proposito fecero in più luoghi le bastie, che misero a' nimici gran terrore: e fu tanta la speranza d'acquistare la città, che due dei priori di Firenze, che era cosa nuova e inusitata, andarono in campo per fare più aspra e più stretta la ossidione. Da questi priori confortate le genti, ogni giorno facevano forza d'empiere i fossi, e rompere gli steccati.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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