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      Gli odj di costoro vennero per questo ancora a crescere in modo, che l'una parte e l'altra con grande compagnia d'armati andava per la città, e tutto il popolo era in grandissima turbazione e spavento.
     
      Per queste cagioni il sommo pontefice, non gli parendo da indugiare più, mandò uno legato a Firenze chiamato per nome Matteo e cardinale d'Ostia: il quale come fu entrato in Firenze, domandò che gli fosse dato l'autorità libera, acciocchè potesse più commodamente stabilire la repubblica, e levare le discordie. I Cerchi e i loro seguaci essendo potenti nella città, e dubitando che la volontà del legato non inclinasse alla parte avversa, recusarono l'opera sua in acconciare le cose della repubblica. Il perchè lui si partì, e lasciò interdetta la terra.
     
      Seguirono di poi contese molto più gravi: perocchè, trovandosi l'una parte e l'altra armati all'esequie d'una nobile donna, e minacciando l'uno l'altro, cominciarono a trarre fuori l'arme e apiccare la zuffa. Lo spavento fu grande, e la moltitudine che s'era ragunata al morto cominciò a fuggire per la terra. E nientedimeno furono divisi da tanti, che non ebbero in quello luogo a fare zuffa, ma spartiti per diverse vie, ognuno si ridusse alle proprie case. I Cerchi in quel dì, per il concorso de' loro seguaci, deliberarono assaltare i Donati: e avevano in loro compagnia di quelle famiglie, delle quali alcuni a Santa Trinità erano stati o feriti o gravemente offesi. E pertanto, fatta questa deliberazione, non per vie occulte nè per inganni, ma quasi a una manifesta battaglia, in su cavalli bardati con moltitudine di fanteria andarono alle case de' Donati.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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