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      In quello medesimo anno fu una grande carestia, e bisognò sovvenire il popolo di frumento forestiero: e la città ne fece grande provvedimento, e con grande spesa ne fece venire di Cicilia e di Calavria circa ventisette migliaia di mogge.
     
      E trovandosi la terra nella fame e nella guerra, sopravvenne ancora la discordia civile, non meno dannosa che fossero state l'altre dua di prossimo seguite: perocchè messer Corso Donati dopo la sua tornata e la cacciata degli avversari, non gli pareva essere onorato da' cittadini della parte sua convenientemente, e aveva a male che molti di minore condizione fossero favoriti, e il nome suo fosse dimenticato. Per questo sdegno cominciò a suscitare cose nuove, e a dare opera che si vedesse il conto delle pecunie pubbliche, le quali alcuni cittadini grandi nella repubblica non sanza incarico e infamia avevano amministrato. Questo medesimo tutti quegli della parte avversa, che per essere occulti o per altra via erano rimasti nella città, e similmente coloro che avevano a odio quello reggimento, piuttosto per invidia e malivolenza che per bene pubblico domandavano. E pertanto, fuori della opinione d'ognuno, questa generazione di genti si unì con messer Corso a domandare, che si rivedesse questa ragione. La domanda apertamente era contro a coloro che in quel tempo reggevano la repubblica: e il vescovo Lottieri vi dava favore, ed era uomo di grande autorità, benchè fosse opinione non avesse uno animo molto sincero verso il pubblico governo. La petizione aveva colore d'onestà: ma il fine era per abbattere quegli reggenti e seminare cose nuove.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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