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      Reputandosi adunque questa parte vinta e cedendo all'altra, si venne a quietare la città. Ma subitamente sopravvenne nuovo pericolo e nuova alterazione, come appresso diremo. Il legato del quale di sopra facemmo menzione, tornando al sommo pontefice, riferì molte cose perverse de' reggenti di Firenze. E tacendo di sè e parlando d'altri, mostrò come l'onore della santità sua era stato spregiato e avuto in derisione, in tal modo che indegnato il papa si mosse a volere correggere dodici cittadini potentissimi in quel tempo e capi della parte che reggevano la repubblica. Questi adunque, poi che furono citati dalla santità sua, ebbero fra loro varj pareri, temendo a un tratto di ubbidire e disubbidire: perocchè nella disubbidienza, v'era un'infamia delle loro persone, perchè non comparendo, parevano colpevoli; nella obbedienza v'era il pericolo del loro stato, dubitando che nell'uscire di Firenze non nascesse per la loro assenza qualche novità. Finalmente, compensato ogni cosa, deliberarono di volgersi al partito più magnanimo e più onesto: e questo è di rappresentarsi al cospetto del sommo pontefice. Andarono adunque tutti quegli che erano stati chiamati, cioè i principali della città: messer Corso Donati, messer Rosso dalla Tosa e messer Geri Spina e altri capi di potentissime famiglie: i quali onorevolmente accompagnati si condussero a Perugia, dove in quel tempo era il papa. Accadde, che in mentre che costoro attendevano a visitare la santità del sommo pontefice e i cardinali, e scusare i mancamenti che erano stati imposti loro, il legato detto di sopra significò segretamente agli usciti di Firenze, che era il tempo a fare impresa di tornare in casa, essendone stati tratti d'industria i principali della parte avversa, e non essendo atti quegli che vi restavano a fare alcuna resistenza, massimamente avendo il favore di buona parte del popolo, che desiderava la tornata loro.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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