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      La qual cosa vedendo i Fiorentini che erano all'Ancisa, e dubitando che non passassero loro innanzi, subitamente mossero le bandiere, e con grande celerità ritornarono verso Firenze. I nimici erano ne' luoghi di sopra: i quali, vedendo i Fiorentini sotto di loro, che già n'era passati una parte il castello, con grande émpito gli assaltarono. Era il luogo molto sinistro, e da ogni banda dal lato di sopra gridavano i nimici. Non era stato il pensiero de' Fiorentini di venire alle mani, ma di conducersi a Firenze con celerità. E pertanto, vedendo sopravvenire la moltitudine de' nimici, subitamente si ritrassero indrieto, e con prestezza si ridussero nel castello: e certamente la vicinità del luogo dette loro grande aiuto, e difeseli quel dì da una grandissima rotta. Il numero de' morti e de' prigioni fu piccolo, ma invilirono negli animi non altrimenti che se fossero stati vinti. L'imperadore, avendo ributtato queste genti, passò sotto il castello dell'Ancisa, e lasciatesi le genti de' Fiorentini addrieto, si posò quella notte in uno luogo vicino chiamato il borgo del Padule. Il giorno seguente, in sul fare del dì, venne con grande terrore inverso Firenze, e pose il campo presso alla porta che va in Casentino, informato dagli usciti, che quella parte della città era più debole, perchè le mura nuove non erano ancora compiute e le vecchie erano quasi abbandonate, e la terra da quella parte era chiusa solamente di fossi e di steccati. In sulla prima sua venuta spaventò la città, perchè s'era divulgato, che tutte le loro genti che gli avevano mandato incontro, erano state rotte e distrutte all'Ancisa.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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