Pagina (386/852)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Partiti adunque sotto la loro bandiera, vennero verso la terra con animo d'entrare dentro armati. La città che aveva notizia delle discordie e contese dello esercito, come intese la venuta degli usciti, dubitando che non fossero stati mandati innanzi per fare qualche novità, prese l'arme, e vietò loro la tornata della terra. Schiusi adunque gli usciti, si fermarono innanzi alla porta; e l'altro dì, sopravvenendo il resto dello esercito, dubitarono della forza de' cittadini, e tirandosi addrieto, si fermarono a Prato, e quello che eglino avevano cerco coll'arme cominciarono a domandare colle parole e co' prieghi: e per cagione di questa loro domanda, vennero con salvocondotto pubblico otto ambasciadori degli usciti. La nobilità dava loro favore, perocchè fra gli usciti v'era alcuni di nobili famiglie e una gran moltitudine di loro seguaci e malfattori, i quali la nobilità usava molto a suo proposito: e per queste cagioni favorivano molto la tornata degli usciti. I priori ancora, che avevano fatta la promessa, gridavano che ella si dovesse osservare loro, e che si provvedesse che gli uomini non fossero ingannati sotto la fede pubblica. Da altro canto la moltitudine, parte per consuetudine di biasimare, parte per isdegno dello esercito ritornato con vergogna, era contraria a questa domanda.
     
      Finalmente, mettendo il magistrato in pratica questa cosa, gli ambasciadori degli usciti vennero in consiglio, e parlarono in questo modo: "Se del nostro esilio o della condizione di ciascheduno di noi s'avesse a trattare, ci bisognerebbe usare altra orazione che questa e altro modo di dire.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Prato