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      Essendo queste parole dette in favore e disfavore degli usciti, il magistrato, per avere più particolarmente il parere e la volontà d'ognuno, mise a partito questa cosa: e non rispondendo in favore degli usciti, ed avendo più volte invano tentato la deliberazione e affaticato i cittadini, fu licenziato il consiglio, con molte querele di coloro i quali confortavano la fede pubblica, in qualunque modo data, si dovesse osservare. La dissensione fra i cittadini era manifesta, e largamente, e con grande libertà se ne parlava per la terra, in modo che gli usciti, pigliando ardire per quello favore, deliberarono di tentare la forza. A questo proposito ordinarono gran copia di scure, e diputarono il tempo, il luogo, dove e quando avessero a mettere a effetto questo loro disegno. Il tempo diputarono circa alla mezza notte; il luogo elessero la porta fiesolana, la quale facevano pensiero di rompere, e per quella entrare dentro. Queste cose poi che ebbero maturamente ordinate, dato il segno fra loro medesimi, di più luoghi vennero alla terra. Ma perchè la cosa era nota a molti, non potette stare celata: e pertanto, in sulla sera venendo la fama di tale movimento, cominciò prima un mormorio, di poi subitamente si prese l'arme, e tutta la notte si fecero guardie per la città, e alle torri delle porte furono poste le lumiere con compagnie e guardie armate. Il perchè, venendo poco di poi gli usciti, e vedendo il trattato scoperto, senza fare alcuna altra cosa, se ne partirono. Fu il numero degli usciti e condannati più che mille cinquecento.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852