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      Durante la battaglia, non vi morirono molti per il brieve tempo che ebbero a combattere; ma fu maggiore il danno che riceverono in sul fuggire, perocchè Castruccio mandò subitamente le sue genti d'arme a cavallo al passo del padule dove e' s'avevano a ritrarre. Quelli che v'erano alla guardia spontaneamente abbandonarono il ponte: donde seguì, che da quel passo molti ne furono presi e molti morti. Ramondo capitano e il suo figliuolo e tutti i carriaggi vennero nelle mani del vincitore.
     
      Stette Castruccio tre dì in quegli luoghi a racquistare le castella perdute: di poi, mandate le spoglie e prigioni a Lucca ritornò a Pistoia con tutte le genti, e subitamente entrò con grande terrore in su' terreni de' Fiorentini, e posossi col campo a Signa, che fu il sesto dì dopo la zuffa fatta. La commodità di quel luogo, atto a offendere la terra di Firenze, aveva mosso i cittadini a fornire Signa; e per questa cagione v'avevano mandati fanti e cavalli alla guardia: i quali, come intesero la venuta di Castruccio, spauriti per la sua presenza, e diffidandosi delle munizioni di quello luogo, se ne fuggirono. Il nimico, avuto Signa, venne verso Firenze, e il secondo dì si posò col campo a Peretola due miglia presso alla terra: di poi corse insino alle mura della città con grande tumulto e spavento d'ognuno. Sgombravano i contadini nella terra, e con uno timore inusitato si tiravano drieto il bestiame e i piccoli fanciulli. Trovandosi Castruccio in sulla porta colle genti ordinate in battaglia, non uscendogli persona incontro, si volse a dare il guasto, e da quella parte arse ciò che v'era di ville e d'edifìcj.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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