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      Per questa cagione fu sollecitata la venuta di Carlo, e di nuovo fatta la deliberazione con alcune condizioni più larghe, cioè che durante quella guerra avesse ogni anno dugento migliaja di fiorini d'oro, e che il popolo fiorentino pagasse tutte le genti condotte a piè e a cavallo, che erano un numero di semila soldati. Gli ambasciadori con questi capitoli mandati a sollecitare la sua venuta furono Alamanno Acciajuoli, Spinello di Primerano, Piero di Nardo.
     
      In quello medesimo anno fu riedificato il castello di Signa, il quale l'anno dinanzi era stato disfatto da Castruccio: e acciocchè egli s'empisse d'abitatori, furono fatti esenti coloro che v'andavano. Era in quel tempo la spesa grandissima; e molti, per fuggire la gravezza, se n'andarono in quel castello.
     
      In questo medesimo tempo il sommo pontefice mandò uno legato in Toscana chiamato Giovanni cardinale degli Orsini; il quale per la via di mare si condusse a Pisa, di poi a Firenze, dove aspettava la venuta di Carlo, il quale si diceva già essere entrato in Toscana. Ma a Carlo fu necessario soprastare alquanti dì a Siena, per comporre le discordie di più famiglie e riducere la terra in suo arbitrio. Le quali cose avendo condotte secondo la volontà sua, si partì, e circa uno mese di poi che era venuto il legato, entrò in Firenze con tanta compagnia di baroni quanto alcuno altro principe che in quel tempo si ricordi. Ma nel fare la guerra, non si dimostrò troppo vigoroso, o per tardità di natura o veramente per ordine del padre; e non parve che satisfacessi alla grandezza del nome e a quello che richiedeva uno sì copioso esercito e abbondante.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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