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      La zuffa fu aspra quanto ella fosse stata per alcuno tempo innanzi: finalmente, essendo superiori quegli di Castruccio, ricacciarono insino alle mura dove erano rotte quegli che erano entrati dentro; molti spaventati se n'uscivano della terra; molti ancora di quegli che erano alle mura, perdendo la speranza, abbandonavano il luogo e rifuggivano a' loro di fuori. Era la cosa dubbiosa e in grande confusione, e alcuni pe' fossi e pe' luoghi difficili volevano entrare e alcuni uscire: ma il capitano era quello che sosteneva la punta, il quale con una squadra di cavalli s'era fermo dove le mura erano aperte, e come il nemico se gli appressava, se gli volgeva con uno empito di gente d'arme e per forza gliributtava indrieto. Era spesse volte ridotta la zuffa in simile varietà, e le genti di Castruccio combattevano sì ferocemente, che pareva alla fine dovessero ottenere. Ma in questo mezzo, essendo arsa e rotta la porta, entrò dentro con una grande furia tutta la moltitudine della gente a piè e a cavallo, e le trombette incominciarono a suonare con tanto rumore e con tanto tumulto che veniva da quella parte, che le genti di Castruccio vi rimasero rotte: e a poco a poco si ritrassero in sulla piazza, e quivi, presi due figliuoli di Castruccio, si fuggirono con loro nella fortezza, la quale lui aveva fornita nella estrema parte della città. I cittadini, abbandonata la battaglia, se ne tornarono alle case loro e posarono l'arme, lasciando correre per la terra il vincitore a suo piacimento, e non senza grande pericolo di coloro che avevano vinto.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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