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      Di poi, partito con prestezza, con quelle genti che egli aveva menate seco, che erano secento cavalli eletti e mille balestrieri, ritornò inverso Pisa; e fra il cammino (perchè la sollecitudine dell'animo avanzava la tardità del corpo), si lasciò indietro le genti, e cavalcando dì e notte per vie rotte di latrocinj si condusse a Pisa. Quivi dimostrando la sua presenza e dando ardire in quella avversità agli amici suoi, fu cagione di conservare l'altre cose. Appresso, ragunate le genti, passò nel contado di Pistoia, e fornì di vittuvaglia e di gente la fortezza di Montemurlo che era rimasta in mezzo de' nimici. Tornò poi a Lucca e a Pisa: e perchè pareva che la commune utilità lo richiedesse, governava a suo piacimento la repubblica de' Pisani, e da loro traeva danari per la guerra.
     
      In questo mezzo Lodovico fece una impresa molto scelerata e infame, perocchè per sua sentenza prese a fare uno pontefice romano falso, e privò papa Giovanni XXII: la qual cosa come vituperosa e di uomo barbaro e maligno fu ricusata dalla santa chiesa de' fedeli, e solamente alcuni partigiani della sua perfidia, i quali meritamente furono scomunicati, e ancora alcuni altri ribelli della religione e quasi tutta la sentina de' cherici scelerati l'accettarono. E quel falso pontefice creò ancora cardinali, e imitando gli ufficj del vero pontefice, confermò Lodovico nello imperio. E così il falso imperadore e il falso pontefice furono autori di dare la degnità l'uno all'altro, profanando gli altari e la sua sedia della città di Roma.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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