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      Castruccio, benchè avesse deliberato di non far pruova della zuffa, nientedimeno, simulando di volere venire alle mani, tenne alquanto il nimico in questa vana speranza: e in quel mezzo dì e notte senza alcuna intermissione fece afforzare il campo con fossi e steccati e con alberi tagliati in tutti i luoghi opportuni. La qual cosa vedendo i Fiorentini, deliberarono di far pruova della forza, e colle genti ordinate in battaglia fecero spesse volte émpito, sforzandosi di rompere le munizioni del campo de' nemici. Ma i fossi e gl'impedimenti e le guardie degli armati che stavano alla difesa gli ritenevano e ributtavangli indrieto. Finalmente, non potendo conducere il nimico alla battaglia, nè passare le munizioni del suo campo, e vedendo che i loro sforzi erano vani, si posarono, non sapendo che partito si pigliare: e così stettero alcuni dì invano. All'ultimo, deliberarono di partirsi e d'entrare nel contado di Pisa e di Lucca, per vedere se il nimico per il timore delle cose sue si movesse a levare l'assedio di Pistoja. E acciocchè la loro partita fosse più magnifica, ordinato l'esercito in battaglia, nel cospetto de' nimici fecero suonare le trombe e richiesongli di zuffa. Poi che nessuno usciva loro incontro fuori delle munizioni del campo, mossero le bandiere, e una parte se ne tornarono a Prato, per restare in quel luogo col frumento e coll'altre cose e vittuvaglie, e stare attenti a ogni movimento del nimico; gli altri se ne andarono inverso Pisa; una parte ancora corse nel contado di Lucca col medesimo terrore.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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