Pagina (439/852)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Tutti costoro essendo compariti a Ostia, e intesa la partita di Lodovico da Roma, con molti prieghi lo richiamavano. Per questa cagione si partì da Todi e ritornò a Viterbo: e lasciando in quello luogo il falso pontefice e sua carriaggi, lui colle sue genti d'arme a cavallo ed espedite andò a Corneto, dove allora si trovava l'armata. E poi che s'accozzarono insieme, piuttosto fecero querela l'uno con l'altro che alcuna provvisione. Quegli dell'armata si dolevano, che invano avevano messo in punto sì grande numero di navigli e consumato grande somma di danari: lui accusava la tardità loro, e dolevasi che alle loro cagioni, le sue speranze, erano tornate vane.
      Ma quegli dell'armata domandavano che di nuovo si ritornasse in sulla impresa del Reame. Lui pareva che tacesse e fosse a quello disegno molto freddo, perchè vedeva affamate le sue genti e contraria la città di Roma, la quale dopo la sua partita aveva dispersi i suoi amici e fautori; e oltre a questo intendeva l'entrate e i passi del Reame essere stati afforzati per commessione del re Ruberto e forniti di buone guardie. Queste cagioni rimossero Lodovico o veramente ritardarono dallo émpito che prestamente aveva ordinato fare contro a' Fiorentini. Venne ancora a tempo la morte di Castruccio: perocchè, dopo la recuperazione che egli aveva fatta di Pistoja e i provvedimenti necessarj in quella terra, essendo tornato a Lucca, cadde in infermità e dopo a pochi dì si morì. La cagione del male suo si tiene che nascesse da una intollerabile fatica d'animo e di corpo che egli aveva sostenuta sul campo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Ostia Lodovico Roma Todi Viterbo Corneto Reame Roma Reame Ruberto Lodovico Fiorentini Castruccio Pistoja Lucca