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      Per questo romore, parve a' Fiorentini d'accrescere lo assedio e strignere Monte Catino con più potente e maggiore sforzo, acciocchè il nimico, benchè venisse potentissimo, nientedimeno rimanesse schiuso. Ed a far questo gli induceva non tanto il conquisto di Monte Catino, quanto una generosità d'animo, perchè stimandosi assai, giudicavano molto alieno dalla dignità loro, se paresse che per viltà cedessero al nimico. Per questa cagione adunque, fecero impresa d'una lunga e laboriosa opera.
     
      Il castello di Monte Catino è posto in uno poggio rilevato, e a piè si distende la pianura verso mezzodì; da tutte l'altre parti intorno lo circondano il poggio, ovvero i colli. I Fiorentini, principalmente per quella pianura donde i nimici più facilmente potevano venire, fecero un largo e profondo fosso, e di poi un argine e uno steccato drieto al fosso verso il campo con alcune torri e bastíe, ed empierono il fosso dell'acqua che traevano del fiume; e quell'argine che era di fuori al fosso l'afforzarono con rami d'alberi, intrecciati e legati insieme e messi colle punte sotto terra. Era questo fosso per lunghezza circa sei miglia, e restava tanto spazio dal monte allo steccato che vi poteva stare il campo: e di quivi ancora continuando le munizioni, pe' poggi e in tutti i luoghi opportuni avevano poste le bastíe e fornitele di buone guardie, e da ogni parte assediato Monte Catino, in modo che il circuito del campo e del serraglio era più di dodici miglia: cosa senza fallo maravigliosa e memorabile ancora appresso del popolo romano.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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