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      Furono adunque lieti, che quella parte della battaglia fussi loro venuta alle mani, dove oltre alla causa commune, v'era ancora la vendetta privata: e così disposti, confortando i loro, si mossero con grande émpito contro alle bandiere regali. Gli avversarj esperti nelle zuffe si fecero loro incontro. La battaglia fu aspra, e durò alquanto sì dubbiosa, che a nessuna delle parti inclinava la vittoria. Ma spezialmente quel dì acquistarono onore i condottieri de' Fiorentini, perocchè tutti e due erano con grande ardire nelle prime squadre, e essendo di grande fama a casa, desideravano d'estendere la gloria loro, e piuttosto collo esemplo, che colle parole confortavano i suoi. Confidandosi adunque nel vigore e nello ardire e simili condizioni, finalmente vinsero i nimici e costrinsongli ritrarsi indietro, e a un tratto s'entrava per le munizioni del campo in più luoghi spezzate e rotte. Ancora s'aggiunse a questo, che fu di grande terrore al nimico, che fuggendo una grande moltitudine di là dal fiume, il ponte rovinò per il troppo peso: donde seguì, che tutte le genti d'arme a cavallo e grande parte della fanteria rimase presa. In questo modo s'acquistò la vittoria pe' Ferraresi e i collegati, con grandissimo danno degli avversarj.
     
      Per questa prosperità tutta la Romagna poco di poi si ribellò dal legato, e in Bologna fu grande spavento. Che se il re Giovanni non fusse venuto colle genti a cavallo, il popolo avrebbe preso l'arme: ma la presenza sua fu cagione di raffrenare quel movimento.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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