Pagina (487/852)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Venuta adunque la città nelle mani al popolo fiorentino, tornarono tutti gli usciti, e la parte guelfa già molto innanzi abbattuta, si cominciò prestamente a rilevare; e posto da canto la paura del tiranno, con manifeste e libere voci si rallegravano. Ma nella riforma della repubblica, come furono creati i priori del popolo e il gonfaloniere della giustizia, de' quali ufficj il tiranno non avea sofferto pure i nomi, nacque tanta letizia alla moltitudine, che a fatica le lagrime per la allegrezza potevano tenere. In questa maniera gli Aretini con lieti animi vennero la prima volta alla potestà e giurisdizione del popolo fiorentino.
     
      Ma i Perugini, sopportando gravemente questo fatto e reputandosi dileggiati e ingannati, mandarono subitamente oratori a Firenze che si dolessero della ingiuria, e quello che s'era acquistato della guerra domandassero secondo la confederazione. Condotti adunque alla presenza del magistrato, parlarono in questo modo: "La cagione della nostra venuta, signori Fiorentini, quando bene la tacessimo, stimiamo esser nota a tutti: perocchè, chi è quello che abbi notizia de' patti e delle convenzioni fra le communità nostre, che non intenda voi aver contrafatto alla lega, e noi non dovere sopportare questa contumelia? Certamente, egli è cosa dura essere spregiato da' collegati, scelerata è essere abbandonato, e quasi come un sacrilegio è essere offeso. Che diremo noi, a un tratto dell'essere spogliati e vilipesi con contumelia? E' fu fatto non molto innanzi la confederazione fra le città, e infra le altre cose capitolato, che non si facesse pace col nimico se non di volontà de' collegati, e tutte le cose che s'acquistassero per la guerra fussero communi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Aretini Perugini Firenze Fiorentini