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      Il fatto nostro è più leggieri che quello che è stato tentato da voi, Perugini: perocchè, voi tentaste questa cosa, quando la nostra confederazione era intera; noi la facemmo in quel tempo, quando per vostra malignità e per la pratica fraudolentemente tenuta era rotto ogni vincolo e ogni ragione di lega: e non pare che a uno rompitore di fede si debba osservare la fede. Che dovevamo noi fare, sentendo che per inganno v'ingegnavate di contrafare alla fede della nostra confederazione? Non pareva egli conveniente armarci contro allo inganno e ovviare a ogni vostra fraude? Noi abbiamo fatto questo, ammaestrati da voi, perocchè per noi a buona fede ci stavamo quieti. Voi non vi potete giustamente dolere de' vostri collegati, se hanno fatto quello verso di voi che vi pareva lecito di fare contro di loro. Se adunque gli uomini savj non richieggono in alcuna cosa umana maggiore fede che nelle confederazioni; se le leggi non vogliono chiamare uomo intero quello che non osserva la fede intera verso i collegati; se questo tale si debba rimuovere o scacciare dalla congregazione degli uomini, vedete voi, Perugini, di quello che siate degni, essendo incorsi in sì grave pregiudicio de' savj e delle leggi. Perocchè il fatto nostro ha legittima scusa, avendo voi prima colla vostra fraude levato via ogni vincolo e ragione di lega: ma il trattato vostro non si può difendere, che non sia degno d'infamia e di reprensione. Quanta è adunque la vostra stoltezza il mancamento di voi medesimi accrescere colle parole!


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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