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      E pertanto elessero di tutto lo esercito trecento cavalli e cinquecento fanti, e dato loro un segno l'uno all'altro, si convennero con quegli di dentro, e a un tratto e dalla terra e dal campo de' Fiorentini fecero émpito contro a' Pisani; e apertasi la via per forza d'arme, entrarono in Lucca, e con loro tre commessarj fiorentini a pigliare la tenuta: Giovanni di Bernardino de' Medici, Naldo Rucellai e Ricciardo de' Ricci; i quali, pagato il danajo alle genti di Mastino che si trovavano alla guardia, come erano rimasti d'accordo, presero la terra e la fortezza.
     
      Ricevuta adunque Lucca con grande letizia d'ognuno, si cominciò a pensare di difenderla. La città era fortissima e ben fornita di gente e di guardie: appresso, avevano abbondanza d'ogni cosa. Il perchè, quietamente, si poteva rompere gli sforzi de' Pisani, i quali v'erano stati a campo due mesi; e poi che videro i Fiorentini avere preso la terra, erano molto sbigottiti. Ma uno superbo e precipitato partito vinse un savio e quieto consiglio, perchè niente pareva loro avere fatto, se non cacciavano gli avversarj per forza. E pertanto, l'ottavo dì dopo l'avuta di Lucca scesero del colle dove s'erano fermi, e posero il campo in sul fiume del Serchio circa uno miglio presso a' nimici: di poi, il secondo dì uscirono fuori colle genti in battaglia, e fecero segno di volere combattere. I Pisani, vedendo che bisognava venire alla zuffa, disfecero una parte della munizione del campo che era vôlta inverso de' Fiorentini, e spianarono il fosso; e subitamente usciti fuori con tutte le genti, l'ordinarono in battaglia, e fecero tre schiere di tutto lo esercito.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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