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      Aveva Lodovico grande odio co' Pisani per la rebellione fatta innanzi, e desiderava di collegarsi co' Fiorentini. Era ancora manifestissimo inimico del re Ruberto e del sommo pontefice romano: e la città di Firenze per lo sdegno pareva volta a fare ogni cosa. Questa opinione e questa fama crescendo ogni giorno, spaventò molti, dubitando che, turbate le cose, i Fiorentini, per il favore di Lodovico, non s'alienassero dal sommo pontefice e dal re Ruberto, e finalmente si trovassero in guerra contro di loro.
     
      Molte compagnie di Fiorentini erano nel regno del re Ruberto e nelle parti di Francia, le quali insino allora con grande credito governavano le loro mercatanzie, e per varie cagioni si trovavano grande somma di pecunia nelle mani: ma per quella suspizione domandando i creditori a uno tratto i loro danari, furono costretti fallire con incredibile danno della città. E nientedimeno i Fiorentini non fecero alcuna intelligenza con Lodovico, perocchè quella via messa loro innanzi benchè paresse molto opportuna al tempo che correva, nondimeno, potendo più in loro il rispetto delle parti, deliberarono di lasciare indrieto quella pratica e fare ogni sforzo per loro medesimi. E pertanto condussero dumila cavalli, e secento n'ebbero da' Bolognesi e Ferraresi, e cinquecento da Mastino. Oltre a questo aggiugnendovi le genti d'arme a cavallo e la fanteria loro propria, ragunarono un potente esercito, del quale fecero capitano Malatesta da Rimino, uomo in quel tempo famoso nell'arte militare.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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