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      Fu apposto all'uno, che egli aveva ricevuto danari da' Pisani; e all'uno e all'altro, che trovandosi al governo della pecunia pubblica, l'avevano fraudata. Dopo queste cose, fece pigliare e poi morire Guglielmo Altoviti: e la cagione gli fu imposta, che mentre che egli era al governo d'Arezzo, aveva fatto molte cose per danari. Questa sua crudeltà o vogliamo dire inumanità in punire i cittadini, la moltitudine l'aveva tanto a grado, che palesemente se ne rallegrava, e diceva costui essere uomo animoso e senza paura; gli altri rettori essere stati esecutori degli appetiti dei potenti; costui solo essere quello che non aveva paura di punirli. Con questi parlari la moltitudine in ogni luogo celebrava il nome suo: e se alle volte egli andava per la città, con molte lodi e commendazioni e altre voci gli faceva onore. A queste cose era aggiunto il favore della nobilità, il quale era più occulto di parole, ma più efficace di fatti. Alcuni cittadini ancora di reputazione e di grazia o per timore pubblico o per privata amicizia gli s'erano tutti dati: già erano molti che lo confortavano a pigliare il governo di tutta la città. Lui similmente, avendone speranza, non dubitava scoprire il desiderio suo. Solamente si cercava il modo a conducere questa cosa. I priori che erano allora, uomini interi e affezionati alla libertà, tentati in varj modi da' suoi amici, non solamente non consentivano, ma apertamente contradicevano. E pertanto, parendogli da entrare per altra via, fece chiamare il popolo in sulla sera per un banditore, e ordinare che si


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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