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      Un altro che era confinato, perchè egli aveva sospetto che non lo calunniasse, sotto specie di perdono lo rivocò, e poi crudelmente lo fece morire.
     
      Parendo adunque intollerabile, e crescendo il male ogni dì, era già l'odio condotto tanto oltre, che vinceva il timore. Prima incominciarono varie querele de' cittadini, di poi seguirono le congiure, e furono molte in uno medesimo tempo, che l'una non sapeva dell'altra. Il consiglio di manometterlo fu vario. Alcuni giudicavano per forza si dovesse entrare in palagio, e in quello luogo ammazzarlo: alcuni altri dicevano, che egli era piuttosto d'assaltarlo quando egli andava per la città, che nel principio lo faceva spesso. Ma era in queste cose difficultà, perchè il sospetto nato dalla coscienza de' maleficj lo faceva ogni dì più cauto. E pertanto stava nel palazzo con diligente guardia, e non andava fuori senza grande compagnia. Per queste difficoltà la cosa si venne a prolungare, nè prima ebbe effetto che ella si scoperse.
     
      Era un Sanese uomo noto nell'arte militare, e per questa cagione riteneva amicizia colla nobilità. Costui adunque essendo richiesto, nel primo assalto spaventò, e tutta questa cosa riferì a messere Francesco Brunelleschi cavaliere fiorentino, per una grande familiarità che egli aveva con lui. Il quale messere Francesco, spaventato di questa cosa, subitamente (non avendo notizia della congiurazione) manifestò al tiranno quello che egli aveva udito dal Sanese. Fu di fatto mandato per lui, e nominò due, che subitamente furono presi e posti al tormento, e manifestarono i capi principali della congiurazione.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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