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      Allora s'appalesò, che egli erano tre congiure nella città già molto innanzi ordinate contro al tiranno: e non era casa punto degna o della nobilità o del popolo che non si ritrovasse in qualcuna. Presero adunque popolarmente l'arme, e circondarono il palazzo, e ordinatamente lo ossidiarono. Da altra parte il tiranno cominciò a difendersi e remuovere l'émpito del popolo. Le quali cose poi che vide tentare invano, deliberò, per mitigare lo sdegno della moltitudine, di farsi incontro e umanamente governarsi. Il perchè il dì di poi, levato il sole, fece cavaliere Antonio Adimari, e lasciò andare lui e gli altri che egli aveva in prigione; e a' priori, i quali dal principio erano tratti in palazzo, fece onore contro alla sua consuetudine, e alcune bandiere del popolo per segno della libertà fece porre nella sommità del palazzo.
     
      Ma per queste cose niente più si mitigava la città, perchè li animi appetivano la vendetta, e spezialmente coloro de' quali lui aveva morti i consorti e congiunti, e non stimavano potere satisfare alla occisione de' loro senza il sangue del tiranno. E acciocchè la moltitudine, che senza alcuna pubblica deliberazione o alcuno capo era nell'arme, pigliasse qualche modo e forma di governo, per ordine de' principali si ragunò il popolo a Santa Reparata: e in quello luogo per loro partiti furono eletti quattordici uomini con autorità di riformare e ordinare la città; e fu aggiunto a questi Angelo Acciajuoli vescovo della terra, uomo di grande consiglio e di grande reputazione, il quale era stato capo e quasi principale di recuperare la libertà.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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