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      Donde ne seguì a' nostri mercatanti più incommodo che danno, perchè ebbero spazio a ritrarsi colle cose loro. Il seguente anno, in sulla primavera, mise grande pensiero a tutto il popolo il timore della carestia, non tanto pel tempo sinistro che correva allora, quanto perchè s'era imposta la sementa con grande abbondanza di piove. Il perchè si vedevano molte poche biade pe' campi, e quelle tante erano deboli e quasi secche. Accresceva questa paura, perchè simile danno non solamente in una o due parti, ma per tutte le regioni d'Italia si vedeva. Da questo timore ebbe principio la carestia, e ogni giorno cresceva, insino al tempo della ricolta, la quale essendo vana e debole, come per esperienza si vedeva, cominciarono gli uomini a raguardare l'uno l'altro e temere del futuro, e avere compassione a' loro piccoli figliuoli e alla povera moltitudine. Sopravenendo adunque la fame indubitatamente, la città si volse con prestezza a provedere, che d'Affrica, di Sardigna e di Sicilia e di molti altri luoghi per mare e per terra fussi recata grande somma di frumento. E con tutta questa provisione non si potè fuggire quello anno una grande difficoltà, perchè assai gente di donne e di fanciulli erano venuti del contado a mendicare nella città: e ancora era tratta grande moltitudine delle terre vicine, le quali non s'erano provvedute a questo bisogno, e moltiplicato il numero in tal forma, che quasi una quantità d'uomini infinita s'aveva a pascere. Grande merito e grande umanità si conobbe, in quel tempo della città fiorentina: perocchè, non solamente non fu cacciato alcuno forestiero, ma piuttosto, per povero che fussi, qualunque graziosamente fu ricevuto, e in tanta evidente carestia sustentato, che parve quasi un beneficio generalme


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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