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      E pertanto, essendo ragunate tutte le genti sotto le mura, lui personalmente domandò d'essere ricevuto nella città. La qual cosa essendogli apertamente da quegli che erano dentro dinegata, deliberò di porvi il campo, e combattere la terra.
     
      In questo medesimo tempo in varj luoghi ne' paesi vicini si fece movimento: perocchè Saccone si mosse da Bibbiena castello degli Aretini, e corse quello paese con grande danno degli uomini; i Pazzi e Ubertini si mossero dalle loro castella, e corsero il Val d'Arno di sopra; e gli Ubaldini per il Mugello infestarono il paese, e presero d'improvviso Firenzuola e alcune altre castella, e crescendo le genti, andavano predando i luoghi circostanti. Le quali cose in uno medesimo tempo quando si sentirono, misero a tutti grande terrore e spavento.
     
      Messer Giovanni da Oleggio capitano, poi che fu stato alquanti dì intorno a Pistoja, vedendo la resistenza che si faceva da' Pistolesi, e che dentro non si sentiva alcuno movimento, non gli parendo in questa cosa sola da consumare tempo, si partì dall'offesa di Pistoja, e addirizzò le bandiere verso Firenze per la via diretta per lo contado di Prato. Era lo esercito suo più che dieci mila cavalli e semila fanti: e oltre a questo numero v'era grande moltitudine di gente venuta in suo ajuto, e ancora di quegli che volonterosamente lo seguivano. Con questo esercito si pose in sul fiume di Bisenzio, non molto di lungi dalla città. La vittuvaglia nella prima giunta veniva in campo di prede e di rapine: perocchè trovavano le case abbondanti per la lunga pace e grande numero di bestiame, donde copiosamente si potevano pascere.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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