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      La qual cosa in su la mattina come si sentì, furono nel campo nostro fatte molte querele, massimamente da coloro che avevano voluto nella prima giunta appiccare la zuffa. E pertanto non vollero seguire più oltre i nimici. Gli Aretini subitamente dopo la loro partita si tornarono con celerità verso casa, dubitando che Saccone nella sua tornata non facesse in paese qualche danno. Il resto della moltitudine il capitano nostro condusse a Agnano, perchè circa dugento cavalli de' nimici s'erano ridotti in quel castello con Bustaccio Ubertini signore di quel luogo. I nostri adunque, per conforto del capitano, nella prima giunta dettero la battaglia a quel castello; e avendone preso una parte di verso il piano, per grande émpito che fecero i nimici nello uscire fuori, furono con loro danno ributtati, e perderono tre loro insegne. Il perchè, incitati da questa ignominia, deliberarono d'assalire gli avversarj con maggiore sforzo: e vedendo manifestamente la vittoria, ma con molta uccisione, e perdita di loro, furono introdotti opportunamente certi colloquj; e in ultimo patteggiati i nimici di partirsi salve le persone, dettero Agnano.
     
      In questo medesimo tempo l'arcivescovo mandò ambasciadori a' Pisani a confortargli che movessero la guerra a' Fiorentini. E benchè fosse la pace fra l'una città e l'altra, nientedimeno, perchè egli aveva inteso essere state antiche inimicizie fra l'uno popolo e l'altro e contrarie parti, stimava facilmente in tanta occasione potergli condurre alla guerra.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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