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      In questo mezzo, per il provvedere che facevano a molte cose, furono scoperti. Richiesto adunque uno di loro dal magistrato, apertamente negò questo trattato, e ingegnossi con molte congetture purgare il sospetto in tal maniera, che stando la cosa sospesa e in dubbio, non fu prestato prima fede agli accusatori, che manifestamente si intese venire di notte gli ajuti di fuori. Allora tutto il popolo si mise in arme, e corse alle case de' congiurati: ma erano le case loro molto forti e ben fornite di gente armata messa in punto già molto innanzi, la quale sosteneva l'émpito del popolo. Essendo adunque ridotta la cosa, che dentro alla città erano i congiurati e di fuori alle mura erano i nimici, stavano sospesi quali prima dovessero assalire. In ultimo deliberarono di cacciare quelli di fuori, che parevano loro di maggiore pericolo. E pertanto, lasciata una parte del popolo intorno alle case de' congiurati, i principali cittadini mandarono alla fortezza, per levare quegli che v'erano alla guardia da tanto vituperosa impresa. Ma poi che videro non avere grata risposta, ruppero gran parte del muro, e misero fuori la loro gioventù armata: la quale si fermò dinanzi alla porta, e con grande quantità d'alberi e simili materie attraversarono le vie, e occuparono ancora le case e palazzi (che ve n'erano assai vicino alla terra), e di poi, ordinati in battaglia, si misero a ovviare alla entrata de' nimici. I quali, benchè avessero gran numero di gente (che passavano secento cavalli e tremila fanti), nientedimeno, poichè intesero il trattato essere scoperto, non ebbero ardire di venire alle mani cogli Aretini, ma subitamente si partirono, benchè quegli della fortezza invano li richiamassero.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Aretini