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      In questo modo levato il pericolo di fuori, i cittadini tornarono dentro, per rimediare a quello che vi restava. Le case de' congiurati non solamente forti per loro medesime, ma ancora provviste di moltitudine di fanti, facilmente sostenevano la forza del popolo. La torre ancora appresso alla fortezza egregiamente si difendeva. Tre giorni durò questa contesa. Finalmente gli amici e parenti si messero di mezzo, e rimasero d'accordo, che i congiurati sicuramente si potessero partire. E così usciti della città, se n'andarono a Milano allo arcivescovo, e ricevuti da lui onoratamente, fecero fede a chi ne dubitava, che di suo ordine s'erano fatte e governate tutte queste cose. Questo trattato adunque tenuto in Arezzo tornò vano, e non ebbe quello fine che desiderava il nimico. E nientedimeno ne' luoghi circostanti succedettero le cose in altro modo.
     
      Il Borgo è nobile castello a' confini di quello d'Arezzo, presso al fiume del Tevere: il quale i Perugini per gli tempi passati tenevano in loro arbitrio, e in due fortezze che v'erano avevano buone e sufficienti guardie. Saccone adunque deliberando, se per alcuna via poteva pigliare questo luogo, e sagacemente investigando ogni cosa, in ultimo con grande copia di gente a piè e a cavallo andò verso il Borgo, che nessuno lo sentì; e circa alla mezzanotte giunse presso al castello, e in quello luogo si fermò, mandati innanzi alcuni con le scale, che avevano notizia di questo ordine. Il tempo era oscuro e tempestoso, e la violenza de' venti aveva ridotte le guardie in una casellina della torre della guardia.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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