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      In questo medesimo tempo fu ossidiato Barga, castello de' collegati, da' loro inimici vicini: ma subitamente vi fu mandato da Firenze, e rotto i nimici, e guaste le bastíe che intorno v'avevano fatte.
     
      E non passò molto, che per opera dello arcivescovo di Milano si cominciò a praticare la pace: alla quale era vôlto, perchè gli pareva essere ingannato dagli adulatori, e vedeva che la speranza de' Pisani gli era mancata, e le forze de' Toscani erano maggiori che non aveva stimato. Fu mossa adunque la pratica della pace per Francesco Gambacorti pisano. I Fiorentini vi prestarono orecchi, perchè loro non facevano la guerra, ma difendevansi da quella, e erano rimasti fuori di speranza del sommo pontefice e di Carlo. Per queste ragioni adunque desiderando la pace, mandarono loro imbasciadori a Serazzana, dove era diputato il luogo della pratica. E dopo lunga discussione, finalmente s'accordarono con queste condizioni: Che la pace s'intendesse conchiusa fra l'arcivescovo di Milano e' suoi coaderenti da una parte, i Fiorentini e loro collegati dall'altra; l'arcivescovo ritraessi tutte le genti di Toscana, e per lo avvenire non facesse guerra alle città di quella; restituisse le fortezze e le castella prese nel contado di Pistoja; il Borgo lasciasse in sua libertà, e levassene le genti che v'erano a guardia; i Pisani e' Lucchesi si restassero di mezzo; e se i Fiorentini facessero loro guerra, fosse lecito allo arcivescovo di difendergli; e similmente se la guerra fussi loro mossa dallo arcivescovo, potesse il popolo fiorentino pigliare la loro difesa; i Fiorentini, gli Aretini e' Perugini rivocassero gli usciti, che per cagione di quella guerra, fussero stati cacciati della patria; se alcuno per altra cagione si trovasse in esilio, non fussero obbligati a rivocargli, se nominatamente non si facesse di loro menzione; a Saccone e a' suoi consorti fussero restituiti i loro patrimonj, e non potessero entrare in Arezzo, nè appressarvisi a quattro miglia.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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