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      E se egli avesse voluto essere loro inimico, come era stato l'avolo, si sarebbe tirato dietro molte difficoltà: ma essendo ajutato di gente e di danari, senza alcuna contradizione si condusse a Roma, e fatte le solennità consuete, fu pacificamente coronato.
     
      Queste cose si fecero nel principio del seguente anno, cioè nel milletrecentocinquantacinque. Tornò di poi a Siena: e stando in quella città alcuni dì, concedette a' Fiorentini e a' loro collegati tutte quelle cose che riguardavano l'onore e la grandezza loro, senza alcuno rispetto delle parti. Quella medesima liberalità usò inverso gli Aretini, benchè gli usciti grandemente s'opponessero, i quali nella sua prima giunta pieni di speranza erano ricorsi a lui. Dalla città di Siena se n'andò a Pisa, e pel Genovese, passato lo Appennino, si condusse in Lombardia: di poi se ne tornò di là da' monti.
     
      In quello medesimo anno i borghi di San Casciano furono cinti di mura e ridotti in forma di castello. Già molto innanzi avevano conosciuto quel luogo essere commodo a' campi de' nimici: e per esperienza s'era già veduto prima da Arrigo imperadore, e di prossimo dalle compagnie de' predatori essere stato eletto per sedia della guerra. Il perchè parve loro da afforzare quel luogo, per tôrre a' nimici tale opportunità: e per questa cagione furono fatte le mura forti, acciocchè il castello fusse più sicuro a resistere alle offese de' nimici. E già il romore era divulgato, che le compagnie de' predatori convenivano insieme, per oppressare i popoli di Toscana, come poco innanzi avevano fatto.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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