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      Di qui nacque, che le galee di Provenza furono condotte, per ovviare a questa ingiuria de' Pisani: le quali di poi non solamente difesero il porto di Talamone e i navigli che vi venivano, ma ancora scorsero quelli mari di Pisa, mostrando che i Fiorentini non volevano in mare sostenere le ingiurie de' Pisani.
      Circa questi medesimi tempi, la città stava in grande tremore delle compagnie de' Tedeschi, i quali si dicevano dovere passare in Toscana. Questa gente ebbe la medesima cagione di ragunarsi che aveva avuto prima la compagnia di Muriale, e andò vagando per Italia, e ultimamente si fermò in Puglia e in Calavria: di poi se ne venne nella Marca, e passò in Lombardia insino a' confini di Milano, dando per tutto grandi terrori e innovazioni di cose. All'ultimo di Lombardia ributtati in Bolognese, e minacciando di passare in Toscana, si mosse la città per questo timore a' tenere i passi dello Appennino, e mandarvi grande copia di gente d'arme e di balestrieri.
     
      I Tedeschi, di Bolognese passati in quello di Faenza, e inteso che i gioghi erano bene guardati, perchè sono luoghi montuosi e aspri e difficili a passare, incominciarono a tenere pratica cogli oratori del popolo fiorentino, dicendo, che erano contenti d'abbandonare il pensiero fatto e il diritto cammino, perchè, quando bene potessero e la città ne fusse malcontenta, non vorrebbero passare; ma che avevano pensato di conducere le genti per val di Lamona e pel Casentino in quel d'Arezzo: la qual via toccava solamente una piccola cosa del paese fiorentino, e quella ancora sterile e montuosa.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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