Pagina (604/852)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma loro, venendo dal lato di sopra, poi che ebbero alquanto combattuto, facilmente dissiparono i balestrieri, e da presso incominciarono a percuotere le genti d'arme a cavallo, le quali, non si potendo ajutare in sì difficile e impedito luogo, miserabilmente erano oppressate: e dalle spalle s'era scoperta un'altra moltitudine, che avevano presi certi passi stretti in tal maniera, che gli avevano chiusa la via del potersi ritrarre addietro. Trovandosi i Tedeschi in questa difficoltà, ognuno pensava al fatto proprio di scampare. Una via sola era loro refugio: e questa era di lasciare l'armi e li cavalli, e disarmati fuggirsi per ogni tragetto. Ma costoro ancora erano trovati per le selve, e morti da' paesani, i quali piovevano da ogni luogo. E non solamente gli uomini, ma ancora le femmine, pigliavano prigioni: e spontaneamente si davano, raccomandando la loro vita e la loro salute. Alcune donne trovando danari e argento, n'arricchirono. E in effetto l'arme e i cavalli e i vestimenti e l'altre cose che avevano acquistate di rapine, furono preda de' paesani. Currado Lindo, capitano dello esercito, non vedendo alcuna via di potersi fuggire, si rimise nelle mani di quelli uomini, promettendo grandi premj, se gli fussi salvata la vita: e così gli fu osservato. E questa parte dello esercito fu dissipata e distrutta.
     
      L'altra parte che era ita innanzi, passato l'Appennino, come fu discesa in Mugello, udita la destruzione degli altri, spaventata, con celerità si mise in cammino, e si ridusse al borgo di Decomano.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Tedeschi Lindo Appennino Mugello Decomano