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      Queste cose mandate a dire con una baldanza militare ebbero tanta fede, che tutti aspettavano con gran cura quel giorno. E poi che fu venuto, stavano i cittadini armati alla porta, e alcuni dicevano aver veduti i nimici da una parte e altri dall'altra: molti ancora, per desiderio di vedere, erano saliti in sulle mura. I nimici in quel dì, arsi gli alloggiamenti, per passi difficili con tutta la preda e tutti i prigioni n'andarono a salvamento quasi per il medesimo cammino che erano venuti. Ritornati a Pisa, furono ricevuti con tanta letizia, che pareva volessero trionfare. E perchè egli era la vernata, fu dato loro le stanze dentro alla città: la qual cosa recò molti incommodi a' Pisani, perocchè, conversando le genti fra le medesime mura con tanta moltitudine, non v'era rimasa cosa alcuna che fusse libera de' cittadini: non la città, non le case, non le famiglie. E spesse volte s'ingegnarono mandarli fuori, e mai vollero ubbidire, allegando ora il mancamento de' danari, ora l'asprezza del verno.
     
      In quella medesima vernata a Barga (che di nuovo l'aveano assediata) i Pisani furono cacciati, e rotti i nimici con loro grandissimo danno, perchè ne fu morto grande numero di loro, e prese alcune delle bandiere.
     
      Nel principio del seguente anno i Pisani di nuovo mossero a ordine maggior genti che prima, per entrare nel contado di Firenze: perocchè, oltre alle altre loro genti, avevano condotto di nuovo una compagnia di Tedeschi di circa tremila cavalli, e grande moltitudine de' Pisani usciti della città e del contado gli seguiva.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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