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      Era il caldo grande, e gran parte de' soldati disarmati stavano a riposo negli alloggiamenti, o veramente si lavavano nel fiume che v'era appresso. In quel tempo non v'era sospetto alcuno del nimico. Il perchè, sopravenendo d'improvviso alle munizioni del campo, sperò nel primo émpito poter rompere e entrare dentro, e trovandoli oziosi e disarmati, ottenere la vittoria. Gli Aretini avevano la guardia da quella parte: i quali, benchè fussero assaltati sì repentinamente, nientedimeno e' non cedettero loro, ma armati insieme e disarmati si fecero incontro al nimico a sostenere il primo émpito. E già il romore era ito per tutto il campo, e ognuno che v'era d'animo e di pregio aveva preso l'armi per sostenere l'assalto. Il capitano già vecchio e di grande autorità studiava le genti, e quanto pativa la brevità del tempo gli confortava: e essendo da ogni banda tratto gente, s'era ragunato grande numero d'uomini eletti, i quali, non contenti a difendere le munizioni del campo, uscirono fuori valorosamente contro a' nimici, e ributtaronli addrieto.
     
      Giovanni Aguto, poi che vide la prima schiera non essere passata la prima guardia del campo, come stimava, cominciò a ritrar le genti a poco a poco, e ridussele in Sansovino. Ma questo provvedimento si faceva con tardità, perchè gran parte di loro avevano lasciati i cavalli in luoghi occulti, dove credevano che fussero meno veduti, e erano iti a piè a assaltare il campo. Onde, tirandosi addietro, i nostri li seguitavano, e finalmente quella prima schiera fu rotta e messa in fuga da' nostri, e con grande loro occisione abbattuta.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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