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      Avea da natura una certa autorità e presenza di uomo dabbene: era aggiunto a questo, che da giovanetto aveva esercitato in Lombardia alquanti anni il mestiere dell'arme. Il perchè, avendo alla notizia ordinaria aggiunta ancora l'esperienza nelle cose ch'egli aveva a fare, si governava con buona pratica e callidità.
     
      Negli ultimi dì del suo magistrato, la moltitudine si levò di nuovo; e prese l'arme, venne al palazzo de' priori, e empiè la piazza d'armati, gridando che i priori venissero giù in sulla ringhiera a mettere certe petizioni, le quali erano dannose e inique, perchè in quel tempo non si pensava alcuna cosa moderata. I priori stettero fermi in palazzo, e non cedettero alle voci del popolo minuto, come avevano fatto i loro antecessori, e non vollero ricevere drento la moltitudine; ma chiuse le porte e messe all'entrate diligenti guardie, risposero di sopra, che se n'andassero e posassero l'arme, e fra pochi dì legittimamente si delibererebbe quello che domandavano. La moltitudine adunque si partì in questo modo; e riputandosi schernita, cominciò a fare maggiori ragunate: e crearono otto uomini d'infima condizione, i quali fecero residenza a Santa Maria Novella, e diputarono loro notaj e comandatori, come se fussi uno legittimo magistrato; e appresso, furono eletti gli uomini del consiglio. Dopo questo, cominciarono a trattare de' fatti della repubblica, e molte cose furono ordinate e provvedute: e pel timore era tanto cresciuta la loro autorità, che gli otto stati della guerra e altri cittadini riputati non andavano a loro sanza reverenza.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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