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      Il palazzo si teneva pel gonfaloniere e' priori, perchè l'avevano lasciato fornito di buone guardie. E pertanto, come il gonfaloniere tornò colla sua compagnia, la moltitudine cominciò a essere percossa da lato di sopra da pietre e altre cose da offendere: e a un tratto i buoni cittadini che erano raunati col gonfaloniere, stretti insieme, assalirono il popolo minuto, il quale, percosso di sopra e di riscontro da uno impeto pari al suo, finalmente fu rotto e messo in fuga. I cittadini perseguitarono quella gente sbaragliata e cacciaronli dalla città: in questa maniera si pose fine al romore della moltitudine, e insino a quel termine si distese la potenza loro.
     
      Dopo questi priori entrarono gli altri nel magistrato, e quel dì che presono l'ufficio, fu convocato il popolo, e rimossi del priorato due del numero loro che erano d'infima condizione, e rimandati a casa: e di poi non fu consentito, che alcuno dell'infima plebe fussi nel priorato. E in luogo di quei tali sostituirono altri cittadini, che fu l'uno messer Giorgio Scali cavalier fiorentino di nobile e onorata famiglia, il quale poco innanzi innocentemente era stato ammonito, e per questa cagione era riputato nimico di coloro che avevano esercitata la legge degli ammoniti.
     
      Questo stato durò nella città circa tre anni: nel qual tempo la plebe e una mezzana ragion di gente teneva la repubblica, e alcuni uomini di maggior riputazione che s'accostavano a loro quasi signoreggiavano.
     
      Circa questi tempi, papa Urbano levò lo 'nterdetto, e apertamente dètte la pace e la remissione delle pene al popolo fiorentino.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Giorgio Scali Urbano