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      Quella somma del danajo fu data quasi tutta a Gianbono capitano degli Ungheri che Carlo avea menato seco: perocchè, venendo la vernata e avendo a differire la gita di Puglia per molte cose le quali gli bisognava innanzi trattare col sommo pontefice, diliberò licenziargli.
     
      Dopo l'accordo fatto, Baldassarre Spinola genovese, il quale avea seguìto Carlo, condusse grande parte di quegli Ungheri pel terreno de' Fiorentini e de' Lucchesi in quello di Genova, acciocchè i Genovesi facessero resistenza alla guerra di messer Bernabò. Il resto delle genti menò Carlo seco in quello d'Arezzo: dove ebbe a sè gli usciti di Firenze, e confortogli con umanissime parole ad aspettare tempo, offerendo che se la 'mpresa del regno succedessi a suo proposito, gli sarebbe a cuore di ristituirgli nella patria: al presente gli era suto necessario differire il fatto loro in altro tempo, conciosiacosachè, accostandosi con tanto esercito, non si sia sentito in Firenze alcuno movimento; e bisognandogli studiare la 'mpresa del regno, e essendo desiderato da molti, non gli parea commodo entrare in guerra co' Fiorentini. Le genti che erano condotte da Baldassarre Spinola, poi che ebbero passato il contado di Lucca e avvicinatesi a' confini de' Genovesi, trovarono a riscontro l'esercito di messer Bernabò, il quale avea preso tutti i luoghi e cammini, in forma che cercando di passare, consumarono invano alquanti dì: finalmente, poveri d'ogni cosa si tornarono indrieto in quel di Firenze, e posarono il campo intorno alla Nievole, dimostrando di voler tornare in Ungheria, e pregando il popolo fiorentino che gli desse il passo.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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