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      Ma il rettore, per fuggire il pericolo, s'era ridotto nel palazzo de' priori: e alla presenza della Signoria, dolendosi della violenza che gli era suta fatta, apertamente disse, che poichè la giustizia era impedita per la forza, si voleva partire, e rifiutò l'ufficio e la bacchetta. Questa cosa parve a tutti molto disonesta, e ognuno aveva in orrore tanta perversità e baldanza. I priori adunque, deliberando correggere questo inconveniente, mitigarono l'animo del rettore, e volendosi partire, non lo lasciarono: ma fecero venire gente d'arme alla guardia della piazza e del palazzo, e quando parve loro esser ben forniti contra la forza di coloro che avevano tolto il prigione, confortarono il rettore che stessi di buono animo, e offerendo gli ajuti e favori loro, gli feciono ripigliare la bacchetta della giustizia, e rimandaronlo alla stanza sua. Il rettore, poi che fu tornato al suo palazzo, mandò la sua famiglia bene accompagnata a prendere messer Giorgio Scali: il quale d'improvviso, e che nessuno l'arebbe stimato, fu preso appresso la sua casa, e non avendo ajuto d'alcuno de' suoi amici scorridori, fu menato al rettore. Messer Tommaso Strozzi, inteso questo, si fuggì a salvamento. Il seguente dì fu decapitato messer Giorgio alla presenza di grande numero di popolo, il quale chiamava e gridava che fussi morto. In questo mezzo Simone di Biagio, uno degli abominatori, fuggendosi della città, fu preso; e essendo menato al rettore, fu morto per la via dal concorso del popolo e lacerato.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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