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      Furono ancora rotte le carceri e lasciati i prigioni, eccetto quelli che v'erano per debito privato: e l'arti furono ridotte al numero di ventuna, e levatene due che v'erano state aggiunte d'artefici infimi e minuti: i quali feciono segno di movimento, per avere perduto le loro preminenze; ma facilmente vi fu posto rimedio: e di poi s'attese la tornata degli usciti che erano stati rivocati.
     
      In mentre che queste cose si facevano drento, circa tremila cavalli e cinquecento fanti di quelle genti che avevano preso Arezzo corsono nel contado di Firenze. Il terrore fu grande, massimamente perchè le cose erano ancor tenere e non bene ferme nè stabilite. E nientedimeno, essendo significato come i nimici avevano posto il campo intorno a Marcialla, vi fu mandato messer Giovanni Aguto colle genti condotte e colli ajuti e con grande numero di fanti comandati: e lui con questo esercito pose il campo a petto a' nimici. E poi che furono stati in quella forma alquanti dì, finalmente i nimici, mancando la vettovaglia, si partirono. La loro partita fu simile a una fuga, e seguitandoli messer Giovanni Aguto pel medesimo cammino, andò loro drieto insino in quello d'Arezzo.
     
      In questo mezzo a Firenze furono confinati molti che erano stati potenti nella repubblica, e alcuni furono fatti ribelli. Tornati di poi gli usciti nella città, furono cagione d'innovare molte cose: perocchè più volte si levarono i romori nel popolo, e ora si pigliava l'arme e ora si lasciava, e spesse volte si fece parlamento e dettesi balía a' cittadini: e ultimamente, purgata la città e restituiti i beni e gli onori a quegli che erano tornati, la repubblica venne a pigliare forma e stabilità.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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