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      I Francesi, udendo queste cose, fecero la 'mpresa. Ma, per occultare questo loro pensiero, continuarono il cammino verso il Cortonese e quello di Perugia, come se volessero passare nel regno: e di poi subito si volsono in quello d'Arezzo e mandarono innanzi gli usciti con parte delle genti. Il capitano gli seguì con tutto il resto dell'esercito. Gli usciti adunque la notte ordinata rappresentandosi alla città, innanzi che fossero sentiti, montarono da dua luoghi in sulle mura. I cittadini, sentendo il romore, corsero prestamente alla difesa delle mura, e con grande forza s'ingegnarono cacciare i nimici. Ma in quel mezzo che si combatteva dove erano saliti i nimici, e con grande romore si faceva la battaglia, fu da altra parte della città rotto una porta da quelli che tenevano il trattato, e subito i nimici entrarono drento. A quella porta ancora corsono gli Aretini, e in uno medesimo tempo si combatteva in molti e varii luoghi. Finalmente, crescendo del continuo le genti de' nimici, si perdè la terra a parte a parte in modo, che in sul fare del dì fu perduta tutta, eccetto la fortezza, la quale difese la gioventù che v'era rifuggita drento così armata. In questa forma i Francesi entrati in Arezzo, misero la terra in preda circa tre anni di poi ch'ell'era stata messa a sacco dagli Italiani.
     
      Queste cose come furono udite a Firenze, la città a uno tratto cominciò a temere e a dolersi. A temere, per la vicinità de' Francesi, la quale stimavano dovere essere nimica e contraria alla loro repubblica.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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