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      La qualcosa sentendo i figliuoli di Saccone e tutta quella parte di ghibellini che erano tornati drento co' Francesi, facevano a questo grandissima resistenza: e messer Bernabò li favoriva assai, il quale avendo fatto parentado col duca d'Angiò, d'autorità e grazia poteva molto appresso a' Francesi. Ma la via de' Fiorentini parea più espedita, e la pecunia più pronta; e a questa si volsono, posto da canto il rispetto delle parti. Quelli cittadini che tenevano la fortezza e similmente il vicario del re desideravano il medesimo effetto, perchè temevano una lunga ossidione, e dubitavano che alla fine la città non rimanessi nelle mani de' loro avversarii. Per queste cagioni la fortezza fu da' cittadini volontariamente e la città da' Francesi, con certi patti, data a' Fiorentini. Come fu presa la possessione d'Arezzo e significata la novella a Firenze, si fece per la città grande segno di letizia: e la gioventù con varii ornamenti e sopraveste di cavalli celebrarono pubbliche feste alla presenza del popolo.
     
      Dopo queste cose, si mosse guerra a' figliuoli di Saccone, i quali innanzi avevano preso e ancora possedevano molte castella vicine alla città. Contra a costoro furono mandate le genti, le quali tolsono loro molte castella in brieve tempo, e assediarono Marco primo figliuolo di Saccone, uomo maligno, nel castello di Pietramala. Questa ossidione durò alquanti mesi: e all'ultimo, mancando la speranza all'assediato, s'accordò con patto d'esser salvo, e dette il castello, il quale fu subitamente disfatto insino a' fondamenti, con grande letizia di chi voleva bene vivere: perocchè quel castello era stato ricetto di latrocinii e di prigioni e una vituperosa bottega di cose inique.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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