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      Di poi, nella mutazione dello stato della repubblica, i cittadini che erano tornati, e massimamente i congiunti de' morti, l'avevano a odio e malvolentieri lo sopportavano. E pertanto a dì ventotto d'aprile essendo messer Benedetto tratto a sorte gonfaloniere di compagnia (che dovea entrare nel magistrato a dì otto di maggio seguente), e in quello medesimo tempo essendo ancora tratto a sorte gonfaloniere di giustizia messer Filippo Magalotti cavaliere fiorentino suo genero, giovane da avere riverenza all'autorità sua, gli avversarj cominciarono a temere e a levarsi, per non gli lasciare pigliare tanta potenza. E prima si cominciarono armare occultamente, di poi in palese feciono venire fanti e loro seguaci del contado: appresso, incominciando dal genero, gli opposero che era di minore età, e operarono che il magistrato gli fusse dinegato: e fu in suo luogo tratto un altro dello intimo seno, per modo di parlare, degli avversarj. Il quale avendo preso l'ufficio e dando loro favore, in ultimo messer Benedetto fu cacciato della città, allegando chi l'ebbe a fare, che aveva tenuti armati a casa contro la repubblica. Fu ancora confinato messer Cipriano suo consorte, e grande parte della famiglia fu ammonita e rimossa dal governo della città. Dopo queste cose, si volsono a' cittadini della medesima setta, e molti ne cacciarono e molti ancora ne ammonirono. In questa forma, abbattuta la contraria parte, loro più fermamente e securamente presono il governo della terra.
     
      Circa a questi tempi, il sospetto del signore Giovan Galeazzo di Milano crescea del continuo, e ogni dì premeva più la città: perocchè, essendo la guerra grande fra il signor di Verona e quello di Padova, e durando lungo tempo la loro contesa, e per questa cagione trovandosi l'uno e l'altro molto debole, lui s'intromise nelle loro differenze; e accostandosi a quello di Padova, disfece il signore di Verona, e prese il dominio di Verona e di Vicenza, e fece grande aggiunta alla sua potenza di prima: e non molto di poi, mosse guerra al signore di Padova, e condusselo in luogo, che portava gran pericolo del suo stato.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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