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      E' mi sarà detto: Tu ci ricordi bene, e noi siamo parati a fare ogni cosa: ma dimostraci i rimedj. E pertanto io dirò quello che mi va per l'animo. Prima e principalmente io dico, che ci guardiamo di non essere ingannati o da parole simulate o dalla dimostrazione della fronte: perocchè lui ha drento altro animo, e una coperta volontà, come prima in messer Bernabò, appresso nel signore di Verona, di poi in quello di Padova s'è compreso: i quali in ultimo ha distrutti colla medesima arte, facendo una cosa e fingendo un'altra. Sia dunque nelle vostre menti del continovo questa sentenza ferma e stabile, lui non disiderare nè cercare tanto cosa alcuna quanto il dominio di Firenze, e ogni suo pensiero e operazione essere diritta a questo fine. Appresso dico, che di presente si mettano in punto le genti, le quali possino resistere agl'insulti che di subito e d'improvviso facessi contra di noi: perocchè noi corriamo il pericolo grande degli impeti presti e repentini, massimamente avendo lui grande numero di gente, e essendo signore delle sue deliberazioni, e in momento di tempo potendo comandare che si faccia l'opposito di quello che avessi dimostro volere fare. Ma noi, se prima non avessimo messo a ordine le genti per resistere, non saremmo poi a tempo: perocchè i subiti pericoli non si possono scacciare cogli eserciti ragunati in fretta, che sanza ordine si ragunano e con genti comandate. Il perchè è necessario averle ordinate innanzi, acciocchè possiamo ovviare a' pericoli che repentinamente sopravenissero.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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