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      Riferiva ancora, per dare fede a queste cose, il principio della sua orazione, cioè: Questo uomo fa molti segni: e aggiugneva alcune parti, per aggravare più la materia. Di qui presa occasione, comandò che a tutti i Fiorentini fussi proibito stare in alcuna terra o luoghi della sua giurisdizione. Le quali cose come furono note a Firenze, non fu dubbio alcuno che non fussi in sulla guerra, e ogni speranza di pace in tanta varietà e mutazione si perdeva. E nientedimeno parve di rispondere alle calunnie e querimonie sue, acciocchè, tacendo, non fussino giudicati colpevoli. Scrissero adunque non solamente a lui, ma ancora a' Viniziani e a' Genovesi e Pisani, e quelle cose che lui aveva detto de' Fiorentini, aver provocato la sua morte, egregiamente riprovarono, allegando non essere costume del popolo fiorentino cercare la morte degli avversarj col veleno, ma apertamente, quando era bisogno, fare la guerra coll'arme, e più tosto essere consuetudine de' tiranni che de' popoli usare veleni, fallacie e inganni; lui cercare cagione di guerra, e fingere quelle cose le quali conosceva non essere vere; e s'egli ha scacciato i Fiorentini dalle sue terre e luoghi, loro vogliono fare l'opposito: e pertanto per pubblico decreto invitare tutti i suoi, che liberamente possino stare in Firenze e nelle altre città de' Fiorentini.
     
      In questo mezzo, d'ogni luogo crescevano i sospetti. I Sanesi e' Perugini non avevano voluto ratificare la lega fatta a Pisa. Giovan Galeazzo aveva fatto prendere per la via e ritenere gl'imbasciadori che andavano in Francia.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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