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      Ma ogni cosa abbiamo tentato invano, perchè i consigli degli uomini maligni hanno potuto più di noi: perocchè ha voluto, non diciamo la vostra magnifica communità, della quale non potremo tal cosa stimare, ma la rabbia d'alcuni vostri arciguelfi o vogliamo dire il timore del loro debile e male fondato stato (i quali sotto specie di libertà tengono subietta come tiranni codesta florida repubblica), più tosto eleggere la guerra che la pace, e la patria di pace indegna e grande parte d'Italia empiere di romori d'arme, avendo (quello che è più da riprendere) in grave e inestimabile danno de' magnifici figliuoli nostri Sanesi e Perugini, e in nostra vergogna (prima occultamente quando s'è potuto, e di poi apertamente), violato le convenzioni della lega universale, la quale s'era con lunghe pratiche e molte solennità conchiusa e stabilita. Desidereremmo, che sopra di loro soli e non degli altri amatori di pace, e ne' capi loro e non sopra la miserabile patria, ritornassero questi loro consigli e opere maligne: dalle quali, fuori della natura e proposito nostro, siamo stati necessariamente provocati, dal dì della presentazione di questa nostra disfida, valerci delle offese contra i capitoli della lega fatte a' nostri figliuoli e amici, e procedere contra lo stato de' vostri arciguelfi, i quali come tiranni reggono e governano."
     
      A queste lettere fu fatta lunga e aspra risposta da' Fiorentini, e tutte le parti furono riprovate: e prima, che lui scrive avere cerca la pace e mai per tutto il tempo di sua vita ha pensato ad altro che alla guerra; e che poco innanzi essendo rotto il signore di Verona, subitamente l'aveva assalito coll'arme, e finto che si levava contra di lui, che a fatica poteva difendere le proprie mura dall'altro nimico; al signore di Padova, il quale s'era unito con lui alla distruzione del signore di Verona, similmente avea mosso lite e fatto la medesima finzione, e in ultimo gli avea tolto lo stato; il suocero e zio, essendo genero e nipote, con tanta impietà avea oppressato; e oltre alle predette cose, usandole medesime finzioni, a fatica che fussero asciutte le lettere della lega fatta a Pisa, s'era doluto, che nel consiglio del popolo fiorentino s'era procurata la sua morte, per trovare cagione di rompere la pace e fare la guerra: al presente diceva la lega essere stata rotta da' Fiorentini che l'avevano diligentissimamente osservata, e lui prima aveva pensato di violarla che l'avessi conchiusa, perchè pieno di vana speranza, appetiva il regno d'Italia; in somma, ch'egli erano parati stare a ragione: ma perchè loro non dalla ragione, ma dall'arme erano assaliti, virilmente risponderebbono.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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