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      E nientedimeno sopportava una guerra quasi intollerabile: perocchè, dopo la perdita di Battifolle, molte castella di parte ghibellina per simile infezione si ribellarono, e presono l'arme contro alla città.
     
      Ma in questo mezzo i Fiorentini non erano punto negligenti o timorosi: ma ragunato l'esercito appresso Colle e Poggibonzi e Staggia, scorrevano da quella parte insino alle mura di Siena. Il perchè in uno medesimo tempo Siena e Arezzo eran grandemente oppressate, e il contado di Firenze verso Siena era molto affaticato, e finalmente in più luoghi con ogni studio si faceva la guerra. Queste cose benchè fussino grandi e di fatica e spesa, nientedimeno il popolo fiorentino non pigliava di queste tanta cura quanta di quelle che in Francia e nella Magna si trattavano e degli ajuti che si speravano dovessino venire a destruzione e esterminio del nimico: perocchè s'intendeva, che facendo solamente resistenza alla guerra in Toscana, e il nimico si riposassi in pace in Lombardia e non sentissi a casa sua alcuna molestia, la città si verrebbe a consumare, e lui del continuo potrebbe supplire alla spesa di Toscana: ma se in Lombardia avessi ancora lui a sostenere la guerra, facilmente gli mancherebbe il danajo e metterebbe a gran pericolo il nuovo dominio. Pareva adunque necessario, che il nimico sentisse la guerra e il pericolo a casa. E per questa cagione, i Fiorentini, per loro ambasciadori mandati in Francia e nella Magna una volta e più, chiamavano con grandi premj eserciti e signori a passare l'Alpi e venire in Italia contro a' nimici.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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