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      La città adunque, trovandosi in grande pensiero per queste cose, deliberò fare ogni forza per la difesa e conservazione di Padova. Il perchè consentì di mandare danari al duca, acciocchè egli stessi almanco tanto che sottomettessi la fortezza, e mandare ancora nuove genti a Padova, dubitando della fede di quello oltramontano, il quale avevano compreso tenere alcune pratiche secrete col nimico. Ma era la difficultà grande in mandare le genti, perchè il marchese Alberto di Ferrara era confederato di Giovan Galeazzo, e non consentiva che gli ajuti si mandassino pe' suoi terreni, i quali s'estendevano insino al lito del mare adriatico. Restava adunque mandarle per mare per la via di Ravenna insino a Chioggia: ma non v'era commodità di navigli, nè i Veneziani si volevano caricare di quel peso e inimicizia contro al signore di Milano. In Lombardia adunque erano le cose nella condizione che abbiamo detto.
     
      In Toscana si faceva aspramente la guerra, e era dilatata in più luoghi, come di sopra abbiamo narrato. E nientedimeno i Fiorentini pareva che fussino superiori: perocchè il signore di Milano, essendo molestato a casa, non aveva mandato gli ajuti in Toscana con quella sollecitudine che prima. E pertanto i Fiorentini, facendo maggiore sforzo, correvano insino alle mura di Siena, e davano affanno a' nimici, massimamente di verso Colle, Poggibonzi e Staggia. Erano commissarj delle genti messer Donato Acciajuoli cavaliere fiorentino e Biliotto Biliotti, i quali avevano l'esercito a cavallo d'Italiani e Tedeschi molto eletto.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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