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      Molte sono le cose che ci debbono dare buona speranza: la ricuperazione di Padova, la presenza delle genti tedesche, l'esercito nostro di qua da Po. Appresso s'aspetta che di Francia venga grande copia di gente alla manifesta ruina del nimico. La vittoria è certamente nelle mani nostre, se per negligenza non la lasciamo fuggire. Pertanto, come si conviene agli uomini civili e come richiede il nome e la fama delle nostre città, con grande e costante animo è da perseverare nella guerra, la quale non con tre mesi, ma colla ruina del nimico o colla pace domandata da lui, che sia commune all'una città e altra, si debba misurare. Altrimenti non tanto la pace, quanto la servitù sotto nome di pace potete aspettare."
     
      Gli oratori si partirono con questa risposta: la quale riferita a casa, i Bolognesi, vinti dalle ragioni, con maggiore costanza che prima, perseverarono nella lega, e virilmente si volsono alla guerra.
     
      Dopo queste cose i Fiorentini fecero ogni sforzo per la conservazione di Padova: e acciocchè più commodamente riuscisse tale pensiero, s'ingegnarono con ogni diligenza farsi amico il marchese Alberto di Ferrara e rimuoverlo dalla intelligenza del signore di Milano: e finalmente condussono questo effetto per opera del signore Guido e Ostasio di Ravenna. Il perchè, fatta la pace fra lui e i Bolognesi, i passi e i cammini s'apersero, e subitamente messer Giovanni Aguto fu mandato a Padova, il quale con grande numero di gente s'appresentò a dare soccorso a tempo: perocchè il duca di Baviera s'era già partito, e il nimico, messe insieme tutte le sue forze, s'era accostato a Padova coll'esercito.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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