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      Con queste promesse avevano tirato a loro intenzione Jacopo conte d'Ormignaca, uomo prestante nell'arme e potente a casa sua. La speranza era grande nella sua venuta: perocchè, movendosi l'esercito di Padova contro al nimico da quella parte, e dall'altra parte premendo l'esercito de' Francesi, si stimava i nimici non potere avere alcuno rimedio. Avendo adunque questa speranza, i Fiorentini con ogni diligenza studiavano la sua venuta.
     
      In questo tempo il castello di Raggiuolo era combattuto da' Fiorentini, perchè gli abitatori di quello luogo s'erano ribellati, e seguitato le parti antiche di Saccone e ricevuto gente da Giantedesco: le quali scorrendo per il Casentino con grande danno del paese, parve a' Fiorentini dovere assediare il castello. L'ossidione fu lunga: e finalmente s'ottenne il castello pel mezzo d'istrumenti atti a combattere. Quegli di drento, dubitando della pena, sofferivano ogni difficoltà: ma in ultimo le genti che v'erano alla guardia non si potendo più difendere e sostenere l'ossidione, s'accordarono di partirsi a salvamento, e abbandonarono i terrazzani. Il perchè subitamente s'ebbe il castello, e fu messo a saccomanno: e per certa contesa che venne tra i vincitori, vi fu messo fuoco e arso tutto il castello: dove alcuni uomini di quelli di drento che s'erano nascosi perirono per quello incendio: gli altri furono presi e condotti a Firenze, e quegli che erano stati autori della ribellione furono morti.
     
      I Fiorentini in questo mezzo continuamente sollecitavano il capitano de' Francesi.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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