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      L'altre cose modestamente sopportarono i Fiorentini e' loro collegati: solamente di questo ebbero sdegno. E' non fu dubbio il doge e il popolo di Genova essere stati in favore di Giovan Galeazzo, e aver tirate alcune cose violentemente da messer Ricciardo napoletano contro alla volontà degli ambasciadori de' Fiorentini: i quali nientedimeno deliberarono stare contenti alle cose lodate. In questo modo fu fatta la pace e posate l'arme.
     
     
     
     
      LIBRO UNDECIMO
     
     
      Nel principio dell'anno seguente, benchè fussi la pace, nientedimeno erano nate suspicioni non piccole per le ragioni che appresso diremo. E' s'era provveduto nella pace, che le genti a piè e a cavallo de' Fiorentini e collegati e di Giovan Galeazzo fussino licenziate in modo, che non avessino cagione da convenirsi insieme a fare compagnia di predatori. A questo proposito si poteva e pareva necessario fare due cose: l'una di licenziare a poco a poco e non tutte insieme le genti condotte; l'altra ritenere appresso di sè i capitani e condottieri atti a quello esercizio. I Fiorentini e' loro collegati aveano osservato questo a buona fede: ma alcuni condottieri di quelli che erano colla parte avversa non molto dopo la pace fatta cominciarono a partirsi e convenirsi insieme in compagnia, e domandare il passo a' Bolognesi e a' Ferraresi, dicendo, che se non fusse loro concesso, sel piglierebbono per forza. Questa cosa generò sospetto, e fece dubitare che il nimico non si fingessi d'averli licenziati, e non si riservassi le genti, e sotto nome d'altri offendessi i Fiorentini e' collegati.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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